Intervista del segretario del Pri a Radio Radicale/Favorevole alla nascita di un nuovo esecutivo presieduto da Berlusconi Nucara: il governo deve cambiare passo Questo governo deve cambiare marcia. Lo ha detto a "Radio Radicale" il segretario del Partito Repubblicano Francesco Nucara. Onorevole Nucara, cosa pensa delle fibrillazioni di queste settimane nel Popolo della libertà? Crede che il Governo Berlusconi resisterà a queste pressioni o cederà ad un nuovo governo allargando la sua maggioranza? "Posso dirle quello che vorrei avvenisse in questa fase. Sono favorevole alla nascita di un nuovo esecutivo presieduto da Silvio Berlusconi con il cambio dei ministri che si dimostrano inadeguati. E vorrei che ci fosse un ministro dello Sviluppo Economico. Credo che sia un errore la mancata nomina di un ministro con tali competenze mentre il paese deve affrontare una grave crisi economica. Anche se Berlusconi conserva l’interim, è necessario che il Presidente del Consiglio svolga al meglio il suo ruolo. Silvio Berlusconi deve dirigere la politica economica. Lo scontro di questi giorni tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e Gianni Letta sulla responsabilità della politica economica riflette l’evidenza dello scontro di potere su questa competenza. Questo scontro è il sintomo del male sotterraneo che vive il governo ed è anche la spia che non si può andare avanti ancora per troppo tempo senza un ministro per lo Sviluppo economico. Ci vorrebbe un nuovo assetto ministeriale. E questo nuovo assetto deve essere guidato da Silvio Berlusconi perché non si possono mandare al macero milioni di voti ed elettori". Ma cosa avverrà nella realtà? "Non cambierà nulla. Tutto resterà come prima. Il Presidente del Consiglio continuerà a fare le sue offerte a Pierferdinando Casini e all’Udc. Una delle ipotesi della mancata nomina del ministro dello Sviluppo economico è che l’offerta principale che il Presidente del Consiglio può fare è proprio relativa a questo dicastero. E tuttavia Casini non è disposto ad occupare solo un ministero, ma vorrebbe rivedere il programma del governo. Mi sembra una richiesta legittima. Questo è quello che prevedo accadrà. Ecco perché torno a ribadire che deve essere il governo a cambiare passo sostituendo alcuni ministri per guidare l’area di governo con maggiore responsabilità. Noi vediamo che in questo momento il governo è nelle mani di Giulio Tremonti. Parlo del governo e non del ministero dell’Economia. Il governo! Ecco perché il problema del coinvolgimento di altre forze politiche è utile". Lei sta chiedendo anche di limitare il ruolo della Lega Nord? "C’è un ragionamento politico elementare da fare. Il Popolo della libertà ha vinto le elezioni da solo nel Mezzogiorno. Lo ha detto lo stesso Capogruppo del Pdl alla Camera il giorno della fiducia. Mentre al Nord il Pdl da solo non vince: ha bisogno dei voti della Lega. La maggior parte del mandato che questo governo ha ottenuto viene dal Sud. Ma mi sembra che tutti si siano dimenticati del Mezzogiorno. Gran parte dei fondi FAS sono utilizzati per il Nord e non vengono usati per il Sud, mentre al Sud questi soldi servirebbero per l’innovazione tecnologica e per la ricerca scientifica. Ecco perché il governo avrebbe bisogno di ministri meridionali. Oltre al ministro della Giustizia Angelino Alfano non vedo altri ministri del Sud che abbiano peso istituzionale e politico". Lo strappo dei cosiddetti finiani non indebolisce l’asse meridionale del governo? "No, non sono d’accordo. Penso esattamente il contrario. Credo che se Berlusconi proseguirà così, il pieno dei voti nel Mezzogiorno lo farà Gianfranco Fini. E non lo farà quello che resta del Pdl. Se il ministro dell’Economia Tremonti dice che i governatori del Mezzogiorno sono dei cialtroni, perché non hanno utilizzato i fondi, dovrebbe puntualizzare che i cialtroni non sono quelli di adesso, ma gli esponenti del centrosinistra che governavano prima. E non mi sembra sia il caso che questo governo si possa permettere di parlare di cialtroni meridionali. Forse è meglio stare zitti prima di offendere qualcuno, come ha fatto Tremonti". Ci sarà la conta con i cosiddetti finiani? "Non credo. Silvio Berlusconi ha per certi aspetti una mentalità aziendalista, ma per altri versi la sua mentalità è molto politica. Berlusconi non è un politico puro, ma comprende quanto sia rischioso compiere un passo nel vuoto. Ecco perché in questa fase preferisce temporeggiare. E mi sembra che sul tema delle intercettazioni le due parti stiano lavorando per trovare un accordo politico. Fini ha chiesto un azzeramento delle cariche sociali nel Pdl: non può certo essere Silvio Berlusconi a decidere chi rappresenta An all’interno del Pdl. Dovrebbero fare un congresso con dei tesserati. Ma qualcuno si è pronunciato contro il congresso delle tessere. Questo dibattito si è svolto all’interno della cosiddetta area berlusconiana. Questo confronto sul partito delle tessere significa che, anche nell’area vicina al presidente del Consiglio, ci sono delle divergenze sulla forma che il Pdl deve prendere". Lei si fida dell’Udc? "Non devo fidarmi io dell’Udc. Deve essere Berlusconi a farlo. Credo che il partito di Casini non abbia mai dimostrato un’opposizione preconcetta verso questo governo, l’atteggiamento di questo partito non è mai stato animato da questo spirito. All’epoca del secondo e del terzo governo Berlusconi - nel quale io avevo un incarico ministeriale - era soprattutto Marco Follini a creare dei problemi alla compagine governativa. Infatti Follini ha abbandonato l’Udc. Mi sembra che Casini voglia chiaramente un governo Berlusconi allargato. Mi pare una buona apertura". Cosa pensa della proposta di Massimo D’Alema che vorrebbe un governo di larghe intese con la defenestrazione di Silvio Berlusconi? "Non è ipotizzabile un governo del genere. Sarebbe l’ingovernabilità e il caos del nostro paese che deve affrontare il problema del debito pubblico. Fare una follia del genere sarebbe un errore". (a cura di l. p.) |